Mercoledì, 07 Maggio 2014 18:22
Papa Francesco il 1 maggio 2014, giorno in cui la Chiesa celebra San Giuseppe Artigiano e la società civile vive la festa laica dedicata al lavoro, ha chiesto a tutti i rappresentanti istituzionali e a chi ha responsabilità di governo di “non dimenticare la dignità umana ed il bene comune”. Il Papa in più occasioni ha parlato del lavoro quale fondamento della dignità della persona, ed ora colpisce il collegamento forte tra lavoro e bene comune. Parole che danno sostanza alla nostra visione di “economia di pace”. Parlare di lavoro oggi richiama il problema della disoccupazione, in particolare quella giovanile, una piaga non solo del nostro territorio lametino, dell’Italia, bensì una seria minaccia sociale in molti paesi del mondo. Interessante ascoltare con riferimento a questo tema, le proposte dell’Ambasciatore dell’Honduras presso la Santa Sede, il Prof. Carlos Avila Molina
Professore, sappiamo che il tema della disoccupazione giovanile, ed in particolare quello degli universitari, le sta molto a cuore, un impegno che va ben oltre il suo mandato istituzionale. Papa Francesco ha invitato più volte tutti i responsabili e le persone di “buona volontà” a fare qualcosa per la “mancanza di lavoro”. Lei promuove una sana cultura imprenditoriale quale base per creare lavoro, un progetto per formare una nuova generazione di “lavoratori” che siano formati ai valori, ai principi, alla responsabilità sociale per la promozione del “bene comune”. Come creare lavoro per i giovani, come rispettare il rapporto intergenerazionale, che come dice il Papa è un fondamento del “bene comune?”
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“Dobbiamo fare una premessa: oggi le società di tutto il mondo, le autorità che le governano, i soggetti pubblici e privati sia economici che accademici, non hanno assunto la responsabilità, a cui sono tenuti, di preparare i giovani ad essere protagonisti del loro sviluppo. Un compito che, come nuova generazione, sono chiamati a svolgere, non limitandosi ad ereditare il sistema economico mondiale “costruito”, consciamente o inconsciamente, dalle generazioni precedenti, bensì diventando creatori di posti di lavoro nei loro ambienti, cercando di valorizzare e sfruttare tutte le opportunità insite nei diversi sistemi e modelli economici, spesso vuoti di una azione concreta, sempre più disumanizzati e non finalizzati al BENE COMUNE.
Non si creeranno posti di lavoro, un lavoro “degno e decente”, in nessuna parte del mondo attraverso regolamenti costrittivi o azioni penalizzanti, ne attraverso le, seppur legittime, manifestazioni e proteste dei giovani (ricordiamo gli “Indignados” in Spagna, giovani che hanno reagito sentendosi traditi, nonostante il grande investimento formativo non trovano opportunità di lavoro).
Un punto di partenza della nostra proposta per costruire insieme un nuovo modello per l’occupazione è rappresentato dalle innumerevoli informazioni oggi disponibili a livello internazionale: per esempio l’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (Ompi), con sede a Ginevra, che dispone di milioni di brevetti a cui tutti i cittadini del mondo possono accedere, una volta scaduti i tempi di protezione in conformità al diritto internazionale. Materiale che rappresenta un enorme opportunità di orientamento e motivazione per i giovani da cui poter, con la loro abilità, creare nuove applicazioni. Poi ci sono l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, la FAO, l’Organizzazione mondiale del Turismo …
Il presupposto della mia proposta è che la soluzione della disoccupazione passa attraverso la formazione di una nuova generazione di imprenditori con valori, etica, principi ed impegno tutti volti al BENE COMUNE. Una formazione che apra le porte ad una convivenza armoniosa tra uomini , tra uomo e natura, e che offra ad ognuno la benedizione di un lavoro decente e un tenore di vita che gli consenta di vedere con speranza il suo futuro e quello dei suoi cari .
La sfida è UNIRE punti estremi fino ad oggi molto lontani tra loro, cercando di chiudere con il passato di una educazione non adeguata e di un sistema economico mondiale che è servito solo agli interessi di quei pochi che avevano accesso, costruendo un modello che non risponde al BENE COMUNE e che, in un certo senso, si è rivolto contro la stessa umanità. Un sistema molto lontano dal poter offrire opportunità di sviluppo a tutti gli uomini e le donne del mondo promuovendo un uso sostenibile delle risorse, un sistema che ha taciuto e permesso forme di abuso, maltrattamento, sfruttamento e schiavitù del lavoro, causa di distruzione della natura, di risorse, dei sogni e delle speranze di milioni di giovani che non hanno la gioia, la serenità di una vita dignitosa per sé e per i loro familiari.
La proposta è incentrata sulla creazione di un programma per offrire a giovani ed adulti, “universitari” di tutti i paesi del mondo, una formazione volta a sviluppare competenze per poter avviare iniziative imprenditoriali, far conoscere loro modelli di consolidato successo, formazione manageriale volta al buon utilizzo delle fonti di informazioni sul mercato su brevetti, tecnologie, e su tutto ciò che serve per realizzare concretamente una sana attività imprenditoriale nei vari Paesi del mondo, compresa la formazione su strumenti finanziari innovativi per consentire il finanziamento di queste attività di una nuova generazione di imprenditori espressione della Dottrina sociale della Chiesa. La creazione e l’adozione di un modello imprenditoriale nel quale gli universitari possano adempiere alle loro responsabilità verso se stessi ed i loro colleghi è fattibile solo se si crede fermamente che l’investimento di anni di studio e di preparazione di ogni studente non può sperdersi in un sotto-impiego, o peggio, nella disoccupazione. Papa Francesco il 20 marzo del 2014 incontrando i dipendenti e amministratori della fabbrica di acciaio speciale di Terni ( Italia) ha detto: “Occorre riaffermare che il lavoro è una realtà essenziale per la società, per le famiglie e per i singoli. Il lavoro, infatti, riguarda direttamente la persona, la sua vita, la sua libertà e la sua felicità. Il valore primario del lavoro è il bene della persona umana, perché la realizza come tale, con le sue attitudini e le sue capacità intellettive, creative e manuali. Da qui deriva che il lavoro non ha soltanto una finalità economica e di profitto, ma soprattutto una finalità che interessa l’uomo e la sua dignità. La dignità dell’uomo è collegata al lavoro. E questo è il lavoro! E se manca il lavoro questa dignità viene ferita! Chi è disoccupato o sottoccupato rischia, infatti, di essere posto ai margini della società, di diventare una vittima dell’esclusione sociale”.
Lei è stato Ministro dell’Educazione, rettore di Università, ha quindi una grande esperienza internazionale. Pensa che una “economia di pace” volta a promuovere cultura imprenditoriale, a promuovere “bene comune”, a creare lavoro sostenibile sia possibile ?
“Senza dubbio una economia di pace è possibile quando, nel cuore di coloro che la promuovono e la partecipano, vibra e vive la parola di Dio nella quale viene rivelato che i doni non si possono nascondere ma devono essere messi al servizio di tutti! Il BENE COMUNE si raggiunge quando si assicura il necessario ad ognuno ed il benessere al nostro prossimo. Non vuol dire che tutti dobbiamo avere ciò che desideriamo, ma dobbiamo condividere parte dei nostri beni, delle nostre comodità con il nostro prossimo, trovando PACE e gioia nel contribuire con le nostre azioni, decisioni ed attività, al benessere di tutti coloro che non conosciamo e che non abbiamo mai incontrato, non solo delle persone a noi vicine. I giovani laureati, senza confini, nazionalità o credo religioso che li contraddistingua, separi o distanzi, meritano l’opportunità di essere “formati” con corsi di Dottrina sociale della Chiesa. Una formazione integrativa per diventare “lavoratori” che operando con altri giovani di diverse comunità (a livello locale, regionale, nazionale o internazionale), vivano con l’impegno cristiano di condividere valori, principi etici per essere sale, luce e lievito dell’umanità.
L’economia di pace può essere possibile solo se crediamo veramente nella Parola di Dio e non cerchiamo più alibi per non agire, ognuno per le sue competenze. Noi siamo convinti e fiduciosi che i giovani, le università, le banche, il settore pubblico e privato, attraverso un approfondimento della proposta culturale della Dottrina Sociale della Chiesa, potranno ognuno con le proprie competenze contribuire alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo equo e sostenibile, fonte di BENE COMUNE. Concludo con le parole di Papa Francesco rivolte agli universitari il 30 Novembre 2013:
“Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno”.
Nelida Ancora, Presidente Ucid Lamezia Terme