La via della Pace tra Russia ed Ucraina e il ruolo cruciale dell’Onu

Due mesi fa iniziava il primo attacco Russo all’Ucraina, la guerra.

Qualche settimana fa di fronte al disumano ed imprevedibile sviluppo della guerra tra Russia ed Ucraina, una guerra apparentemente locale, di fatto mondiale, convinti della necessità di avviare un costruttivo e credibile dialogo tra le parti, consapevoli dei nostri limiti, da comuni cittadini, avevamo lanciato una provocazione, una silente preghiera ispirata dalla testimonianza di San Francesco, maestro di dialogo. Dialogo, che per essere autentico, deve fondarsi sul rispetto dell’altro. (http://www.lametino.it/Economia-di-Pace/la-via-della-pace-tra-russia-e-ucraina-ci-vorrebbe-san-francesco.html ).

Più passano i giorni e più si affievolisce la speranza di una tregua e soprattutto dell’avvio di un dialogo “autentico”.

Ci tornano in mente le parole pronunciate da Papa Francesco qualche giorno fa nel corso di una intervista “…difficile dirlo, ma il mondo ha scelto lo schema di Caino, di uccidere il fratello” (https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2022-04/papa-francesco-intervista-sua-immagine-lorena-bianchetti-guerra.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterVN-IT). Queste parole di fronte alla fraternità negata e violata ogni giorno di più, nel corso di questa assurda guerra, ci invitano a riflettere sulla  domanda che è scaturita dal cuore di Caino, in risposta alla richiesta di Dio di dove fosse il fratello Abele: “sono forse io il custode di mio fratello?”. Con forza e determinazione sosteniamo che la sfida di fronte a tutti noi, umanità intera, oggi è saper costruire una risposta comune che non può che essere “SI”: ognuno di noi è chiamato a custodire e promuovere la vita del fratello.

La politica, quella “buona”, ha lo sguardo lungo, perché guarda al futuro. Mentre cerca di interpretare la realtà quotidiana in cui è immersa, si preoccupa del domani, guarda al futuro della vita dell’umanità e del pianeta, pensa ai più giovani e ai più piccoli, si interroga su come dare risposte alla loro sete di futuro. Se l’origine da cui scaturisce la violenza è il cuore degli uomini, allora è fondamentale percorrere il sentiero della non violenza in primo luogo all’interno della famiglia e poi nel nostro vivere in società.  Nonostante il buio, continuiamo a vedere una piccola luce nei prossimi incontri che il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, avrà la prossima settimana a Mosca e a Kiev (https://news.un.org/en/story/2022/04/1116562 ). Confidiamo in un miracolo possibile e necessario: che possa prevalere il senso della realtà da parte di tutti i protagonisti concordando azioni per una immediata tregua, preludio alla costruzione di un domani per le generazioni future, che sappia coniugare le radici del passato con la sfida del futuro per promuovere “uno sviluppo umano integrale”.

Da dove iniziare?

Dalle origini dell’umanità: Dopo il silenzio (bohu = vuoto, silenzio) di Dio (Gn 1, 1-2), Dio disse: Fiat lux e la luce fu (Gn 1,3 = e scoccò la scintilla) …E Dio disse: facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza, maschio e femmina li creò (Gn 1,26-27) (1). Ecco le origini dell’umanità, dopo la creazione del mondo Dio creò l’uomo e la donna riconoscendoli con-creatori del loro futuro donando loro: libertà, intelletto e volontà. Tutti uguali nella diversità, tutti della stessa essenza, tutti dono del Creatore, tutti con il diritto di vivere della creazione.Dio, Bontà infinita (bonum diffusivum sui – cfr. Bonaventura, Collationes in Hexaёmeron, I, 17, vol. V, p.332), ha voluto la nostra partecipazione alla realizzazione dei disegni divini; rendendoci co-creatori affidandoci la gestione dell’universo.  Per affrontare il futuro, un futuro di fraternità dobbiamo guardare alle nostre origini, dobbiamo tornare al “Creatore”, a Dio, come garante del Supremo Bene. Il pensiero francescano ci riporta a meditare sulle nostre origini. Il sogno della visione francescana è ben descritta nel dipinto dell’”Allegoria del Buon Governo” di Ambrogio Lorenzetti (1338-1339) nel Palazzo Pubblico di Siena: l’unificazione degli uomini in un’unica grande famiglia, dai mille volti, attraverso il sogno della ritrovata fraternità, sorgente dell’originalità del Creatore.  Un quadro che può ispirare i colloqui del Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres.

Nella speranza che questi colloqui possano avviare un “dialogo” tra le parti, auspichiamo che tale dialogo possa essere in futuro arricchito  dal coinvolgimento dei rappresentanti delle diverse Religioni. In occasione della Pasqua Ortodossa concludiamo la nostra riflessione riprendendo alcune considerazione scritte in un recente articolo dal Segretario Generale di Religions for Peace, Prof. Azza Karam (https://www.ipsnews.net/2022/04/arrogance-ignorance-war-ukraine-religion-abiding-ethnocentrism/) in cui, facendo  riferimento alla coincidenza della ricorrenza di molte festività religiose in questo mese di Aprile (2) scrive:  “Sicuramente questo è il momento migliore per i credenti per pregare – o per chi ha una sensibilità antireligiosa “per riflettere” sull’origine comune dell’umiltà e della misericordia”.

Che possa questo mese concludersi con l’avvio di un processo che sappia guidare l’umanità intera a collaborare per costruire un futuro di Pace.

Nelida Ancora – UNIAPAC Delegata dialogo ecumenico ed interreligioso

(https://uniapac.org/governance/)

Oreste Bazzichi – Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura

(https://www.sanbonaventuraseraphicum.org/)

La via della pace tra Russia e Ucraina, ci vorrebbe San Francesco

Se San Francesco ritornasse oggi come agirebbe per promuovere il dialogo Russo-Ucraino? Una domanda nata dal ricordo dello storico incontro del frate di Assisi con il sultano d’Egitto al tempo della quinta crociata, 800 anni fa.

 

Era la metà del 1219 quando frate Francesco decise di aggregarsi alla quinta crociata come pellegrino penitente con l’intenzione di raggiungere il Santo Sepolcro a Gerusalemme. Le fonti ci dicono che, una volta sbarcato ad Acri, Francesco si recò a Damietta, sul delta del Nilo, dove da oltre un anno l’esercito cristiano teneva la città sotto assedio. E qui, approfittando di una tregua nei combattimenti, rese visita al sultano d’Egitto Malik al-Kamil, nipote del Saladino, portando con sé un compagno, frate Illuminato da Rieti.

Non sono concordi le fonti storiche circa i motivi che spinsero Francesco verso questo incontro, e non ci sono neppure molti particolari sull’incontro stesso. Ma tutte le fonti concordano nel riferire di un’accoglienza da parte del sultano che nessuno, date le circostanze, avrebbe osato immaginare. Per usare le parole di San Bonaventura da Bagnoregio, “vedendo l’ammirevole fervore di spirito e la virtù dell’uomo di Dio” il sultano non solo evitò di tagliargli la testa, come pare gli avessero raccomandato i suoi consiglieri, ma “lo ascoltò volentieri e lo pregò vivamente di restare presso di lui” (cap.IX, n.8, FF.1174). Non è neppure chiaro quanto tempo Francesco si trattenne nell’accampamento saraceno, se qualche giorno o un mese, ma sappiamo – come riferisce lo scrittore e predicatore Giacomo da Vitry (1165-1240) – che il sultano, prima di congedarsi da Francesco, lo pregò in segreto “di supplicare per lui il Signore perché potesse, dietro divina ispirazione, aderire a quella religione che più piacesse a Dio”. Un’ipotesi tanto verosimile se si pensa all’impegno apostolico di Francesco, che tra l’altro fu il primo santo cristiano durante il Medioevo ad avviare un dialogo con il mondo musulmano. Ed in linea con la sua determinazione a visitare la terra del Signore come pellegrino, pellegrinaggio tentato per ben due volte prima del 1219.

Riflettendo sull’attuale guerra in Ucraina, sulle gravi crisi internazionali in atto, tra queste l’Afghanistan, a noi sembra che stia riemergendo la questione dello scontro – e del confronto – di civiltà e religioni, e che confermino le parole profetiche di Papa Francesco pronunciate per la prima volta nel 2014 “Siamo entrati nella Terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli”. In questa prospettiva mondiale possiamo dire che la guerra Russia-Ucraina abbia rivelato le molte criticità del nostro vivere come comunità mondiale, comunità di popoli, offrendoci, forse, una grande opportunità storica: quella di scoprire il valore dell’incontro, del diverso, del dialogo e del “cooperare” insieme per aprire l’umanità tutta ad un futuro di Pace e Sviluppo.

Questo è il senso del richiamo a San Francesco, al suo incontro con il “diverso”, piuttosto che rassegnarci ad affrontare una guerra per difendere il paradigma del passato che probabilmente la storia ha già superato. Da qui la nostra profonda convinzione che in questo tempo ci vorrebbe un altro san Francesco!

Un “qualcuno” che come san Francesco, non temendo diversità culturali, religiose, di modelli di sviluppo andrebbe incontro al “diverso”, non nemico, un “qualcuno” in grado di aprire un dialogo guardando al cuore dell’uomo ed all’umanità del popolo che egli rappresenta. Un dialogo che richiamasse Dio, Essere o spirito trascendente che superando tutte le diversità ci rende “fratelli”.

Francesco di Assisi, il fratello più amato e universale, ci insegnerebbe la strategia del dialogo paziente e perseverante, intelligente e concreto, a tutti i costi, per amore della pace e della riconciliazione. Un dialogo che è scuola di ascolto e comprensione, che insegni a conoscere, rispettare ed amare le diversità e capace di superare tutte le paure.

Quella di Francesco fu una missione di pace, nel senso autentico del termine, per ottenere con la diplomazia dell’empatia (entrare nel cuore dell’altro) ciò che i crociati non erano riusciti a ottenere con le armi. Lo scopo di Francesco non era di convertire il sultano, come sostenuto da alcune fonti storiche, ma di avviare una trattativa per ottenere qualcosa di importante: la pace. Su quest’ultimo punto la storiografia francescana scrive che per Francesco “il gran bene consisteva nell’assicurarsi da parte del sultano il permesso per sé, per i suoi frati, e ovviamente per tutti i pellegrini cristiani che si erano uniti alla crociata con il sogno di poter visitare la Terra Santa, di potervi andare senza pagare tributi (il cui versamento era vietato dalla Chiesa nel tempo della crociata), o, peggio, senza essere costretti a prestare servizio armato nell’esercito crociato” (Francesco nei cronisti della V Crociata, FF 2690-2691)

Ecco dunque lo scopo immediato della missione, il motivo dell’incontro con il sultano; il cui esito, dal momento che i due frati erano rientrati sani e salvi all’accampamento crociato, non poteva che essere stato positivo. È lecito comunque pensare che durante l’incontro di Damietta Francesco e il sultano abbiano discusso la futura presenza francescana in Terra Santa; e che taluni degli eventi che seguirono siano stati in qualche modo preparati da quella conversazione. La missione apostolica dei francescani in Terra Santa poté infatti iniziare negli anni successivi, nonostante i continui scontri tra cristiani e musulmani. E anche dopo la caduta dell’ultimo bastione crociato di Acri, nel 1291, i frati minori continuarono la loro presenza in Terra Santa, dove oggi alla Custodia di Terra Santa sono affidati 74 santuari, tra cui il Santo Sepolcro a Gerusalemme, la chiesa della Natività a Betlemme e quella dell’Annunciazione a Nazareth. Un dato che da solo basterebbe a descrivere la lungimiranza di Francesco e la sua capacità di stare sempre avanti rispetto allo spirito del suo tempo. Che i santi vedano più lontano degli statisti potrebbe quindi essere la morale di questa pagina che abbiamo scritto di storia francescana; che poi è un po’ il senso del titolo: oggi ci vorrebbe un san Francesco!

Sono passati oltre 800 anni dal tempo di San Francesco ma lo spirito dell’incontro e del dialogo è sempre vivo e presente nel cuore di molte donne ed uomini dell’intera comunità mondiale, la domanda è come farlo partecipe ed attore nell’attuale crisi. Lo scorso agosto in occasione della crisi Afghana, prendendo spunto da un famoso quadro ispirato dalle prediche del francescano San Bernardino da Siena, l’Allegoria del Buon Governo di Lorenzo Ambrogetti (1338) in un articolo segnalavamo la necessità di riconoscere il ruolo dei rappresentanti religiosi quali partners necessari nei dialoghi di pace volti non solo a far tacere le armi, ad una tregua, bensì ad attivare autentici processi di sviluppo. Da qui la proposta di un nuovo obiettivo di sviluppo SDG 18 al fine di riconoscere (legittimare) il ruolo dei rappresentanti religiosi quali partners per la realizzazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. La crisi umanitaria in Afghanistan, il valore della pace e la necessaria cooperazione tra le religioni). Ci ha sorpreso ritrovare il senso e lo spirito di questa riflessione nel messaggio di Papa Giovanni Paolo II in occasione della XV giornata mondiale della Pace (1gennaio 1982) “La Pace, dono di Dio affidato agli uomini” (clicca qui).

Ecco le sue parole: (n.5) Se la pace è un dono, l’uomo non è mai dispensato dalla responsabilità di ricercarla e di sforzarsi di stabilirla con impegno personale e comunitario lungo tutto il corso della storia. Il dono divino della pace, dunque, è sempre anche una conquista ed una realizzazione umana, perché esso è proposto all’uomo per essere accolto liberamente ed attuato progressivamente mediante la sua volontà creatrice. D’altra parte, la Provvidenza, nel suo amore per l’uomo, non lo abbandona mai, ma lo sospinge o lo conduce misteriosamente, anche nelle ore più oscure della storia, lungo il sentiero della pace. Le difficoltà, le delusioni e le tragedie del passato e del presente devono appunto essere meditate come lezioni provvidenziali, dalle quali spetta agli uomini ricavare la saggezza necessaria per aprire nuove strade, più razionali e più coraggiose, al fine di costruire la pace. Il riferimento alla Verità divina dona all’uomo l’ideale e le energie necessarie per superare le situazioni di ingiustizia, per liberarsi dalle ideologie di potenza e di dominio, per intraprende un cammino di vera fraternità universale. I cristiani, fedeli a Cristo che ha predicato il «Vangelo della pace» e che ha fondato la pace nei cuori riconciliandoli con Dio, hanno – come sottolineerò alla fine del presente Messaggio – dei motivi ancora più decisivi per riguardare la pace come un dono di Dio e per contribuire coraggiosamente alla sua instaurazione in questo mondo, nella misura stessa in cui ne desiderano il totale compimento nel Regno di Dio. Ed essi sanno di essere invitati a unire i loro sforzi a quelli dei credenti di altre religioni, che denunciano instancabilmente l’odio e la guerra e che – per vie diverse – si impegnano a promuovere la giustizia e la pace. In queste ultime parole troviamo la risposta alla nostra domanda: forse sta proprio a noi cristiani promuovere iniziative di pace in collaborazione con i credenti di altre religioni!

Nelida Ancora – UNIAPAC Delegata dialogo ecumenico ed interreligioso (https://uniapac.org/governance/)

Oreste Bazzichi – Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura (https://www.sanbonaventuraseraphicum.org/)

La crisi umanitaria in Afghanistan, il valore della pace e la necessaria cooperazione tra le religioni

Ho sentito il desiderio di scrivere e pubblicare sul quotidiano online Lametino.it questo articolo sulla difficile situazione del popolo afgano, dopo aver letto le tristi parole di una ragazza afgana…

Lamezia Terme – Questa mattina ascoltando la rassegna stampa le ultime notizie dall’Afghanistan ho provato un grande dolore, il dolore dell’impotenza, ho pianto, a un certo punto resto colpita da alcune parole di una lettera scritta da una ragazza afgana e pubblicata dalla BBC senza nome per proteggerla, cerco il testo (https://www.bbc.com/news/world-asia-58297623): Looking at the sky and asking from him: do you see us, will you help us? Shall I have hope, that little hope!….Guardando il cielo gli chiedo: ci vedi, ci aiuti? Devo avere speranza, una piccola speranza! ……Le mie lacrime si trasformano in preghiera, mi tornano alla mente alcuni punti chiave del mio impegno ed interesse per i temi dello sviluppo e tra questi la profonda convinzione maturata nel tempo del ruolo determinante svolto nei secoli dalle Religioni che, attraverso i loro rappresentanti, hanno contribuito a plasmare direttamente od indirettamente tutte le “civiltà”, e come tali andrebbero riconosciuti come fondamentali attori e collaboratori di sviluppo.

“Lo Sviluppo è il nuovo nome della Pace” queste le parole scritte da Papa Paolo VI nel 1967 nella storica Enciclica Populorom Progressio. In queste parole (nn.76-81) ed in quelle contenute nell’Appello finale rivolto a tutti, in particolare a tutti i Cristiani e Credenti (n.82)*, trovo la risposta alla domanda della ragazza afghana. Penso allo sforzo svolto dal Governo Italiano ed alla volontà e grande impegno del Primo Ministro Mario Draghi di coinvolgere i Grandi della terra, attraverso il G20, per promuovere un processo di dialogo e cooperazione per affrontare la crisi Afghana, aprendo una prospettiva di Sviluppo con il grande obiettivo della Pace. Penso all’Agenda 2030, ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, al naturale coinvolgimento delle Nazioni Unite in questo processo, mi pongo alcune domande: “E’ possibile delineare un percorso di uscita da questa crisi scaturita dal ritiro degli USA dall’Afghanistan, apparentemente locale, ma da molti ormai riconosciuta come crisi “globale”, senza coinvolgere i Leader Religiosi, coloro che, più di ogni altro, avrebbero gli strumenti per “illuminare” un autentico ed integrale processo di pace, di sviluppo? “Sarebbe una utopia aggiungere all’Agenda 2030 un altro Obiettivo di Sviluppo, il n.18, rivolto alla Cooperazione tra le Religioni”?

Ho parlato di questa idea con un caro amico, Prof. Oreste Bazzichi, esperto di economia alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa, commentando che questo nuovo obiettivo da aggiungere ai 17 della Agenda 2030 potrebbe trovare un riscontro nel famoso quadro “L’Allegoria del Buon Governo” dipinto da Ambrogio Lorenzetti nel 1338 all’interno del Salone della Pace del Palazzo Pubblico di Siena, che ha ispirato il video realizzato dalla Università di Siena per presentare gli Obiettivi di Sviluppo dell’Agenda 2030 (https://www.mining-sd.com/msd-driving-factors/) Una piccola idea certamente non può essere la risposta alla domanda di aiuto della ragazza Afghana e dei tanti Afghani che stanno cercando di lasciare il Paese… una speranza nel ricordo delle parole di Dom Helder Pessoa Câmara: “Se uno sogna da solo, il suo rimane un sogno; se il sogno è fatto insieme ad altri, esso è già l’inizio della realtà.”

Nelida Ancora
(Direttore Mining&Sustainable Development)

  • *Populorum Progressio – Lettera Enciclica di Sua Santità Paolo – 26 Marzo 1967

https://www.vatican.va/content/paul-vi/it/encyclicals/documents/hf_p-vi_enc_26031967_populorum.html

  • *N. 82. Cristiani e credenti

Tutti i cristiani, nostri fratelli, vorranno, non ne dubitiamo, ampliare il loro sforzo comune e concertato allo scopo di aiutare il mondo a trionfare dell’egoismo, dell’orgoglio e delle rivalità, a superare le ambizioni e le ingiustizie, ad aprire a tutti le vie di una vita più umana, in cui ciascuno sia amato e aiutato come il prossimo del suo fratello. E, ancora commossi al ricordo dell’indimenticabile incontro di Bombay con i nostri fratelli non cristiani, di nuovo Noi li invitiamo a cooperare con tutto il loro cuore e la loro intelligenza, affinché tutti i figli degli uomini possano condurre una vita degna dei figli di Dio.

Dal Paese fermo al risveglio dell’Italia

 

http://www.lametino.it/Cultura/nelida-ancora-dal-paese-fermo-al-risveglio-dellitalia.html

23 Ottobre 2013 – Lamezia Terme – Devo ringraziare il Lametino, per avermi sollecitata  a   scrivere, a pensare in modo propositivo. Avevo  bisogno di uno stimolo perché la  dilagante confusione nel nostro Paese,  e nel nostro quotidiano,  che  mi procura una forte  sofferenza personale,  da tempo mi ha predisposta al “silenzio”, ad una attenta riflessione unita ad una costante preghiera affinchè il buon Dio,  in cui credo fermamente, possa regalare un “segno di luce, di speranza”. Leggi tutto “Dal Paese fermo al risveglio dell’Italia”

Todi 22 Giugno 2013

Oggi ho partecipato al seminario organizzato a Todi dalla associazione di amicizia politica Argomenti 2000, presieduta dall’amico Ernesto Preziosi “Ritrovare il futuro”
Quale futuro per la politica in Italia: il contributo del cattolicesimo politico.

 http://www.argomenti2000.it/iniziative/todi2013

Emergenza lavoro, internazionalizzazione, Europa….20 anni persi, responsabilità dei cattolici,  punti che condivido da moltissimo tempo.
Quale ruolo dei cattolici? ……..la mia proposta “ricorrente”: iniziamo dalla nostra fragilità, il Sud

Cattolici e politica. Il filo d’Arianna per uscire dalla crisi

Molti gli stimoli suscitati dai  vari dibattiti ed approfondimenti presentati e pubblicati in queste settimane a commento dell’incalzante crisi culturale, sociale, politica ed economica che sta attraversando l’Italia, non è facile seguirli tutti con attenzione, una estenuante gara alla ricerca del “filo d’Arianna”  per trovare l’uscita dal labirinto in cui ci troviamo.

In un mondo così complesso è difficile definire un ordine di priorità, così rispondendo alle ragioni del mio cuore, due gli argomenti che suscitano il mio personale interesse:  il dibattito sul contributo dei cattolici al rinnovamento della politica e “la questione settentrionale”, che consente di far emergere dagli abissi la  “questione meridionale”, completamente dimenticata. Leggi tutto “Cattolici e politica. Il filo d’Arianna per uscire dalla crisi”

L’arte del potere o sacralità del potere- Oreste Bazzichi -Nepi 3 settembre 2011

 Sono convinto dell’assunto che l’aura della sacralità ha sempre circondato il potere.

Due sono i tuffi nel passato (non esiste presente e futuro senza passato!) che più di tutti mi hanno convinto dell’assunto.

  1. 1.     La regalità del potere (in origine era sacro) di Samuele 1, 8ss.

Nell’Antico Testamento si narra (circa 3500 anni fa) che gli ebrei, stanchi di non avere una guida politico-sociale permanente e di prestigio, chiedono al profeta Samuele di intercedere presso il Signore affinché prescelga un re. Leggi tutto “L’arte del potere o sacralità del potere- Oreste Bazzichi -Nepi 3 settembre 2011”

Il Cristiano tra Fede e Politica- Nelida-Nepi 3 Settembre 2011

L’occasione di questo incontro organizzato per ricordare l’impegno e la passione politica di un “Uomo”, Antonio Landolfi,  che non ho  conosciuto personalmente ma che, certamente, ha saputo lasciare traccia se oggi tanti amici in  sua memoria ci hanno invitati qui per un confronto di idee , per “pensare”  su quanto sta avvenendo nella nostra società alla luce della storia di cui siamo figli.

Non essendo una storica mi limiterò a presentare la mia esperienza personale di donna,  cristiana, che  vive  con la consapevolezza di stare nella storia, ma avvertendo la presenza di Dio che guida la storia. L’appartenenza dell’umanità a Dio  è il fondamento della vita comunitaria, regolata dalla giustizia, tra Dio e la stessa umanità. Gesù disse loro: «Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio». (Marco 12,13-17). Leggi tutto “Il Cristiano tra Fede e Politica- Nelida-Nepi 3 Settembre 2011”

Dimora Cristiana per il Federalismo – Documento spirituale e politico per il Sud


…………….”Sarà essenziale operare su tutti i piani per sanare la storica ferita di quel divario tra Nord e Sud che si va facendo perfino più grave, mentre risulta obbiettivamente innegabile che una crescita più dinamica dell’economia e della società nazionale richiede uno sviluppo congiunto, basato sulla valorizzazione delle risorse disponibili in tutte le aree del paese”……………………….

Queste le parole pronunciate dal Presidente Giorgio Napolitano nel discorso di fine anno, il 31 dicembre 2010.

Parole che evidenziano la storica ferita del divario tra Nord e Sud d’Italia, una questione culturale, sociale, antropologica, economica e certamente politica che da più parti si tenta di affrontare, analizzare per poi formulare possibili proposte per una soluzione strutturata e definitiva.

Leggi tutto “Dimora Cristiana per il Federalismo – Documento spirituale e politico per il Sud”