L’Italia e l’eredità di Benedetto XVI

Benedetto XVI oggi non è più Papa. Come ci si sente quando si è senza Pastore? Come mi sento?  Il Suo Pontificato per me ha rappresentato una profonda esperienza di vita spirituale e culturale che ha dato forma e sostanza alle mie intuizioni di fede. Con il suo appello “ad una nuova generazione di cattolici impegnati in politica”  ha  legittimato il mio sentire una vocazione “politica” quale espressione del mio essere cristiano, cattolico, liberandomi da dubbi e tormenti vissuti in tutti quei lunghi anni in cui all’interno del mondo cattolico c’era quasi un divieto a parlare di impegno politico. Anni di profonda sofferenza, anni in cui il mio amore per il prossimo, ragionato ed elaborato ai fini della costruzione del “bene comune” , non trovava luoghi di condivisione, di espressione, di comunione.

Anni di solitudine, un lungo deserto fino a quando nel settembre 2008 in Sardegna Benedetto XVI parlò di “impegno dei cattolici in politica”, un primo chiaro monito seguito dall’Enciclica Caritas in Veritate , un pensiero “alto” a cui attingere per trovare la “via” per affrontare la sfida della globalizzazione, l’attuale crisi antropologica, non meramente economica-finanziaria.

Non dobbiamo sentirci orfani di Padre bensì figli di un grande Amore ed eredi  di una enorme patrimonio spirituale e culturale da cui poter attingere  per elaborare una nuova visione “politica” per il futuro del nostro Paese, la visione di una Italia unita, cosciente della propria vocazione europea e missione universale

Nelida

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