Il Cristiano tra Fede e Politica- Nelida-Nepi 3 Settembre 2011

L’occasione di questo incontro organizzato per ricordare l’impegno e la passione politica di un “Uomo”, Antonio Landolfi,  che non ho  conosciuto personalmente ma che, certamente, ha saputo lasciare traccia se oggi tanti amici in  sua memoria ci hanno invitati qui per un confronto di idee , per “pensare”  su quanto sta avvenendo nella nostra società alla luce della storia di cui siamo figli.

Non essendo una storica mi limiterò a presentare la mia esperienza personale di donna,  cristiana, che  vive  con la consapevolezza di stare nella storia, ma avvertendo la presenza di Dio che guida la storia. L’appartenenza dell’umanità a Dio  è il fondamento della vita comunitaria, regolata dalla giustizia, tra Dio e la stessa umanità. Gesù disse loro: «Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio». (Marco 12,13-17).

Questa apertura  alla trascendenza, ad un Dio trinitario, personale e relazionale,  rende il cristiano consapevole di  potersi realizzare solo attraverso la “relazione” e la reciprocità  e lo rende responsabile del proprio agire  nei confronti di Dio e del prossimo.

Nei secoli dell’illuminismo e del tecnicismo è  venuta sempre meno l’apertura dell’umanità alla trascendenza, ma in modo silente qualcosa sta cambiando negli ultimi anni,  non molti si sono resi conto di quanto una visione aperta alla trascendenza, senza alcuna imposizione, possa offrire  nuove opportunità per il superamento dell’attuale crisi mondiale, economica, finanziaria ma non solo.

A pochi giorni del decimo anniversario ricordiamo una data:  l’11 settembre 2001

Il grande dolore vissuto da gran parte dell’umanità di fronte all’uccisione di migliaia di persone, al crollo di un simbolo, le Torri Gemelle di New York, in molti ha acceso dubbi e domande sul valore della trascendenza, sulla incidenza delle religioni nella storia (l’attacco rivendicato da fedeli dell’Islam),  provocando un graduale risveglio delle coscienze che ha avviato processi e dinamiche spirituali, religiosi, sociali, culturali e quindi politici completamente nuovi,  forieri di un nuovo scenario internazionale che a fatica  si sta delineando. La tragedia dell’11 settembre 2001 ha  riportato alla luce  il legame tra Fede e Politica. 

Da tutto ciò certamente  sta nascendo anche una nuova coscienza politica.

Ancora siamo nel mezzo di una transizione epocale ma chiare sono le linee guida: una incalzante spinta dal basso (primavera araba, movimento indignatos in Spagna, in Israele etc), i popoli  vogliono riappropriarsi delle loro identità, una legittima ed umana reazione  al processo di globalizzazione, vissuto come processo di omologazione e di annullamento delle diversità. Un fermento non violento combattuto anche con la vita per affermare legittimi diritti umani, libertà, partecipazione politica, giustizia sociale. Nulla che possa far pensare al più volte evocato “scontro di civiltà”.

Una vera sfida alla vecchia politica in nome della “libertà”. 

Un movimento largamente sentito e diffuso – ma ancora non completamente emerso –  teso a ritrovare il senso di un autentico agire politico, inteso come momento ed espressione  di libertà.

Una donna, una delle protagoniste del pensiero al femminile del secolo passato, Hannah Arendt ebrea, tedesca (1906-1975),  alla domanda “Che cosa è la politica?”  rispose: “Il senso della politica è libertà”.

Aggiungendo : “oggi la politica consiste in effetti nel pregiudizio verso la politica”.

Anche oggi il senso di pregiudizio verso la politica è molto diffuso, un sentimento che va combattuto non  legittimando azioni e situazioni che non condividiamo ma trasformando questo pregiudizio in un nostro impegno per riaffermare l’alto valore morale della politica.

Occorre quindi una “nuova partecipazione politica” , capace di esprimere un costruttivo rapporto  tra fede ed impegno politico.

In riferimento a questo punto mi fa piacere ricordare  Santa Caterina da Siena,  compatrona di Roma, d’Italia e d’Europa, una testimonianza di santità, una donna che  non ha avuto paura di “prendere il largo” e tanto meno di “aprire la porta a Cristo” e con coraggio si è rivolta ai potenti ricordando loro che “Governare è Amare”.

Il cattolico nella sua azione in ambito socio-politico ha un grande patrimonio culturale a cui ispirarsi, la dottrina sociale della chiesa, arricchita recentemente di un documento magistrale, l’enciclica Caritas in Veritate, pubblicata da Papa Benedetto XVI nel luglio 2009, in cui, dopo una attenta analisi del contesto globale,  delle conflittualità e crisi socio-economiche mondiali, offre all’umanità una propria visione del mondo indicando i punti cardine per l’elaborazione di un nuovo modello di sviluppo, fondato su Cristo, sul Vangelo,  unico ed autentico ispiratore di sviluppo.

Vorrei aggiungere anche due parole sul ruolo politico dei laici cattolici in Italia.

Benedetto XVI  in occasione della sua visita pastorale al   Santuario di Nostra Signora di Bonaria a Cagliari il 7 Settembre 2008 lanciò un monito chiaro e preciso: all’Italia serve una “nuova generazione” di politici cattolici che abbiano “rigore morale” e “competenza.

In risposta a questo appello ripetuto più volte, ed in modo sempre più incisivo, dal Santo Padre, la Chiesa Italiana ha iniziato un nuovo cammino di fede e culturale, un impegno teso alla elaborazione di un pensiero che partendo dalla realtà sappia offrire nuovi orizzonti non utopici od ideologici bensì reali e sostenibili. Ad ottobre 2010 si è svolta a Reggio Calabria  la 46° settimana sociale , “Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del Paese”, conclusasi con un documento, uno sforzo di pensiero per declinare un saggio orientamento dell’agire politico al  servizio del bene comune, una nuova via di sviluppo per l’Italia. Essendo riuniti oggi in memoria di Antonio Landolfi vorrei ricordare il suo impegno e quello dei suoi amici per tenere vivo un dibattito culturale e politico  sulla questione meridionale, se ben ricordo suo fratello Enrico era direttore della rivista Calabria OGGI , inizio anni 70, un tema, quello del Mezzogiorno, ancora oggi di grande attualità strategica anche per il futuro del nostro Paese.

Anche su questo tema la Chiesa Italiana ha svolto un importante lavoro, un approfondimento della questione meridionale svolta alla luce delle novità contenute nella Caritas in Veritate, di cui è frutto il documento “Per un paese solidale. Chiesa Italiana e Mezzogiorno”, presentato dalla Conferenza Episcopale italiana il 10 febbraio 2010.

Non a caso l’esordio del documento è un invito a dare un contributo alla “comune fatica del pensare”. Nel documento viene descritta con chiarezza e lungimiranza la grande opportunità rappresentata dalla centralità del Mezzogiorno in un’area, quella del Mediterraneo, crocevia naturale di molte delle attività delle maggiori economie mondiali oggi alla ribalta (Cina, India), una vera opzione strategica per il Sud e per tutto il Paese inserito nel cammino europeo ed aperto al mondo globalizzato

Altra novità del documento è la chiara visione con cui si afferma che le Regioni del Sud devono saper trovare una unità strategica coordinandosi di fronte alle esigenze sociali in vista di una politica economica che porti effettivamente alla crescita (tesi ripresa nel rapporto SVIMEZ 2010)

Alla luce di tutto ciò non si può negare che la chiesa cattolica, i cattolici sono portatori di una visione e di un pensiero che offrono alla società, all’Italia, senza riserva alcuna; è proprio la nostra fede in Cristo che non può esimerci dal sentirci responsabili per il Bene del nostro fratello, questo è il senso vero e profondo del nostro credo ed è fuori dalla storia e dalla realtà chi vuole negare questa evidenza storica e reale.

La visione cristiana della società e del sociale, il suo pensiero,  possono facilitare il necessario ed auspicato superamento delle divisioni ideologiche del passato e collaborare per tratteggiare in modo creativo un nuovo orizzonte per il Terzo Millennio, dove sistema politico e sistema socio-economico e culturale ritrovano la concordia.

Nonostante  il laicismo in Italia abbia portato molti a negare la rilevanza pubblica della fede cristiana, non ci pare fuori luogo richiamare l’attenzione su un patrimonio storico-culturale, ricco di esperienza umana e di trascendenza, che ha saputo condurre e guidare profeticamente l’uomo anche nei più bui sentieri della disumanità, riuscendo ogni volta a farlo risorgere e ricominciare; questo è il patrimonio culturale da valorizzare e da proporre ai fini di farne  tesoro e valorizzarlo ai fini di una riconciliazione per ritrovare quella identità nazionale, spirituale e culturale, se non perduta, certamente offuscata.

E’ tempo di lavorare insieme, indipendentemente dalle varie provenienze sociali, culturali, politiche, partitiche per avviare in Italia un processo di “riqualificazione e rigenerazione della politica”  per ricondurla sui binari del servizio al bene comune.

Mi piace ricordare le parole pronunciate da Don Luigi Sturzo al congresso Democrazia Cristiana ( Assisi, febbraio 1947): “Non fatevi vincere dal male,ma vincete il male con il bene. Ecco le precise ragioni per le quali la donna deve entrare coraggiosamente, come Santa Caterina da Siena, nell’ambiente torbido della politica e portarvi un raggio di serenità amorevole, il conforto di un attività confidente, il coraggio della virtù cristiana.”

E’ necessario che in Italia, in particolare nel nostro Sud maturi la coscienza di una nuova cultura del “cooperare”,  una autentica collaborazione tra tutte le forze della società civile, imprenditoriale, classe politica e  della Chiesa potrà risvegliare le nostre coscienze al valore del “bene comune” liberando tutte le forze necessarie per far rinascere l’Italia.

Dovremmo impegnarci tutti nel nostro quotidiano a buttare lo sguardo ed il nostro cuore oltre il muro della rassegnazione, dello sconforto, per aprirci alla speranza a che l’Italia e l’Europa partecipino a pieno titolo alla costruzione di un Nuovo Ordine Mondiale fondato sui valori universali di libertà, giustizia e pace.
Il cristiano non si rassegna mai alle dinamiche negative della storia, è consapevole che il cambiamento è possibile e che lui , con l’aiuto di Dio, possa e senta la responsabilità di essere artefice del cambiamento. 

Non è una sfida religiosa ma una sfida culturale per vincere la rassegnazione e lavorare per far maturare una coscienza collettiva per il cambiamento

Una alleanza tra persone, donne ed uomini di buona volontà,  che con passione e competenza rimettano in gioco le modalità del pensare per ridefinire un nuovo agire per il bene comune.

E’ tempo di superare le divisioni e collaborare tenendo fede alle nostre identità elaborando anche un linguaggio nuovo, superando vecchie definizioni come destra e sinistra, per riformulare insieme in modo creativo il nuovo orizzonte per il Terzo Millennio

 Nelida Ancora

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *