Anche le Regioni contro la chiusura dell’ICE

Le Regioni e Province autonome “dissentono” sulla chiusura dell’ICE, denunciano la mancata riforma degli enti e degli strumenti della internazionalizzazione e l’esclusione delle Regioni nella Cabina di regia di cui al comma 19 dell’art. 14 della manovra finanziaria, che invece vede la partecipazione di Unioncamere, Abi e Confindustria!
Forse un pò di confusione istituzionale, o mancanza di visione?  

28 luglio 2011

Intervista ad Ornaghi

Domenica 24 luglio 2011 – Avvenire – Intervista ad Ornaghi. “Per uscire dalla odierna politica “a tentoni” il Paese ha bisogno di una “esemplarità”, condizione di “rappresentatività”…..E’ pensabile un nuovo “modello di sviluppo” che non abbia a suo motore la politica”?

Il mio commento: Una nuova rappresentatività passa necessariamente per una nuova legge elettorale

ICE soppresso

Approvata la manovra finanziaria! atto di responsabilità …….si! Ora dovrebbe seguire una azione politica coerente che dia credibilità al nostro sistema…….. per esempio: l’Istituto Commerio Estero è stato soppresso , l’ENIT (Agenzia Nazionale del Turismo) stranamente non è stato preso in considerazione: si avvii una seria riforma sulla internazionalizzazione del Sistema Paese, chiave per la crescita e lo sviluppo dell’ITALIA!

Dimora Cristiana per il Federalismo – Documento spirituale e politico per il Sud


…………….”Sarà essenziale operare su tutti i piani per sanare la storica ferita di quel divario tra Nord e Sud che si va facendo perfino più grave, mentre risulta obbiettivamente innegabile che una crescita più dinamica dell’economia e della società nazionale richiede uno sviluppo congiunto, basato sulla valorizzazione delle risorse disponibili in tutte le aree del paese”……………………….

Queste le parole pronunciate dal Presidente Giorgio Napolitano nel discorso di fine anno, il 31 dicembre 2010.

Parole che evidenziano la storica ferita del divario tra Nord e Sud d’Italia, una questione culturale, sociale, antropologica, economica e certamente politica che da più parti si tenta di affrontare, analizzare per poi formulare possibili proposte per una soluzione strutturata e definitiva.

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Dal Vaticano spinta ai cattolici per un partito d’ispirazione cristiana

Da “Il Corriere della Sera” di venerdì 15 luglio 2011 – Pag. 10

L`analisi sull`«irrilevanza» dovuta alla diaspora in politica Dal Vaticano spinta ai cattolici per un partito d`ispirazione cristiana L`invito del vescovo Toso: in platea Bonanni, Fioroni e Pisanu CITTA DEL VATICANO – Finita la Dc, la «diaspora» dei cattolici in politica è diventata un dato di fatto. «Un dogma», buttano lì in sala, e non in senso positivo. Ma ora, attenzione, è finita anche questa fase: tra le «condizioni» per formare la «nuova generazione di politici cattolici> auspicata dal Papa, c`è «il superamento dell`ideologia della diaspora». E il vescovo Mario Toso, salesiano assai vicino al segretario di Stato vaticano e confratello Tarcisio Bertone, nonché presidente del pontificio consiglio Giustizia e pace, alza lo sguardo: si tratta di superare anche «il convincimento velleitario» che basti

Non basta, come dimostra l`«irrilevanza» dei cattolici «disseminati in varie aggregazioni partitiche». Serve piuttosto una «unione morale esterna» che «si concretizzi in alleanze trasversali o in partiti di ispirazione cristiana». Del resto «se non si riesce a riformarli», i partiti, «bisogna pensare a qualcosa d`altro».

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Le condizioni per la formazione di una nuova generazione di politici cattolici

di S. Ecc. Mons. Mario Toso

Il ripetuto invito del pontefice Benedetto XVI a formare una nuova generazione di politici cattolici avviene in un momento cruciale della storia che mostra in Italia e in Europa, non solo la crisi della politica in senso alto, non solo l’avanzamento verso una base di post-democrazia o, per lo meno, di democrazia populista, ma anche una certa irrilevanza della presenza dei cattolici, disseminati in varie aggregazioni partitiche. Una tale irrilevanza emerge quale percezione pressochè generalizzata presso le coscienze dei politici cattolici più pensosi, militanti sia in un polo sia nell’altro.

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